L’eventuale responsabilità risarcitoria dei soggetti non vaccinati, nell’ipotesi in cui si provi che essi abbiano causato l’infezione covid-19, è un tema che è stato introdotto di recente, sia da alcuni esponenti politici della corrente di governo, che da qualche giurista che si è adoperato nel dare supporto normativo a tale istanza.
L’art. 2043 del codice civile stabilisce che chiunque cagiona a terzi un danno ingiusto è tenuto a risarcirlo.
Non volendo scendere in una riflessione di opportunità di politica sanitaria o di desideri sottostanti alla medesima, pare opportuno limitare questa brevissima analisi alla sostenibilità giuridica di una tale conclusione: è possibile sostenere che il non vaccinato debba risarcire il danno patito dal contagiato in conseguenza dell’infezione causatagli?
Per cercare di dar risposta ad un simile quesito, di grave portata, occorre, anzitutto cercare di capire se sarà possibile dimostrare che sussista il nesso causale: ovvero dimostrare, in modo incontrovertibile, che la malattia contratta sia conseguenza di un “contatto” con la persona non vaccinata. Onestamente dimostrare ciò appare molto arduo, si tratta di una prova, che nell’ambito di un giudizio, avente ad oggetto il tema di cui si discute, deve rasentare il criterio della certezza. Se così è tale prova ben difficilmente potrà essere data. Salvo rari casi, difficili da immaginare, si sarà alla presenza di una cosiddetta “prova diabolica”.
Inoltre, una volta provato il nesso causale, ovverosia, dimostrato, con prova certa, che l’infezione è stata causata da un non vaccinato, occorre verificare se tale fatto possa considerarsi ingiusto, ovvero sia contrario al diritto. Sotto tal profilo appare determinante una considerazione: anche i vaccinati, come dimostrato, possono essere veicolo di trasmissione del virus, tale per cui, anche per essi dovrebbe valere il criterio dell’ingiustizia del danno prodotto a terzi.
E’, infatti, del tutto logico, da un punto di vista giuridico, concludere che se una responsabilità vale per taluni consociati (i non vaccinati) debba valere anche per tutti gli altri (ovverosia, in vaccinati). Sarebbe inammissibile il fatto che debbano essere tenuti al risarcimento del danno causato solo i primi e non i secondi.
Queste due considerazioni, succintamente svolte, quella della prova e quella dell’ingiustizia del danno prodotto, sono sufficienti per rendersi conto che il tema portato all’attenzione dell’opinione pubblica, generalmente non esperta di questioni di diritto, in realtà, sia stato, in modo alquanto imprudente, mal posto, volendo essere buoni nel giudizio.
Uno dei primi criteri che un buon legislatore dovrebbe seguire, è quello della coesione e pace sociale.
Annunci e proposti simili od uguali a quello appena descritto, vanno, invece, purtroppo, nella direzione diametralmente opposta.
Se oggi viviamo in uno stato di diritto, l’obbligo, dovere e criterio che guida l’azione dei politici deve essere quello del buon diritto, sia nelle finalità che negli strumenti proposti e non, viceversa, avanzare soluzioni giuridiche di dubbia legittimità e che hanno, invece, quale certo effetto la creazione di discriminazioni ingiustificate ed allarme sociale.
Un’ultima considerazione prima di chiudere: questo ipotetico risarcimento del danno causato dai non vaccinati, secondo le intenzioni dei suoi fautori, varrebbe solo a favore dei vaccinati od anche degli individui appartenenti alla “medesima specie” di coloro che, nel teorema proposto, causerebbero la sola infezione che il nostro ordinamento dovrebbe considerare ingiusta, ovvero quella dei non vaccinati?
Insomma, se proprio si volesse introdurre l’aberrante principio del risarcimento da contagio, l’ipotesi di una esimente da responsabilità solo a favore dei pro vax pare totalmente insostenibile.
4 risposte su “I NON VACCINATI, SE CONTAGIANO ALTRI, DEVONO RISARCIRE IL DANNO?”
Negli ultimi giorni circolano messaggi diciamo aberranti a mio avviso su coloro che non si vaccinano (isolarli, multarli, metterli in camere a gas -!!- ) e piacevolezze simili, anche sull’onda di dichiarazioni rilasciate da sedicenti esperti/virologi di ‘fama’….certa gente raccoglie purtroppo. Come che sia, io non sono tenuta, credo , a spiegare i miei motivi se non sono vaccinata (peraltro anche di salute , nel mio caso) essendo dati sanitari privati. Ma se qualcuno mi accusasse apertamente , anche in modo indiretto, di essere veicolo di contagio per questo motivo, specie se di fronte anche ad altre persone, lo invitero’ a dimostrare che in quel momento sono effettivamente pericolosa e procedero’ poi a denunciare la persona o le persone riservandomi di chiedergli i danni per diffamazione (?) e anche per il disagio psicologico arrecatomi.
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Sono d’accordo Rio Simona. Chi continua a fare divisioni fra vaccinati e non-vaccinati, fra “noi” e “loro”, purtroppo, consciamente o inconsciamente, fa il loro gioco…il famoso Divide et Impera.
Grazie Avv.to Franchi per questa grande iniziativa. Pur evitando le divisioni e gli scontri è giusto lottare per i nostri diritti, contro le discriminazioni, contro questa Apartheid Sanitaria.
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Purtroppo continua la strada della divisione…vaccinati e non vaccinati… Senza farci trascinare in questa volontà di separazione continuiamo a lottare x la libertà di tutti gli individui perché tali siamo, semplicemente con idee diverse!!!
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Finora sono i vaccinati, in quanto positivi, a contagiare i non vaccinati: allora, come la mettiamo?
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